La città di Ginosa (250 m. s.l.m.) è delimitata a nord-ovest dalla gravina del Torrente Lagnone che ha vincolato lo sviluppo dell’abitato verso sud-est (foto 1). La ricerca archeologica ha individuato le prime tracce di un’antropizzazione più che millenaria nella Valle dell’Arciprete l’Oscurusciuto dove si indaga un riparo sotto roccia frequentato dal Paleolitico Medio, riferibile ad una fase evoluta della cultura musteriana (foto 2). Pochi chilometri a sud dell’abitato, invece, è stato individuato un villaggio fortificato di cultura peuceta, denominato Passo di Giacobbe, frequentato principalmente tra il VI-II sec. a.C. Dello stesso periodo è la fattoria magnogreca rinvenuta in contrada Pantano, afferente alla chora metapontina, dove si registra un’occupazione anche in età tardo ellenistica (foto 3). L’esistenza di un municipium romano è documentata tra il I-IV sec. d.C.: l’antica Genusia, attestata in documenti epigrafici nonché dagli autori romani Plinio e Frontino, si estendeva probabilmente nella piana della Madonna Dattoli dove tutt’ora sono in corso indagini archeologiche (foto 4). Nello stesso periodo il territorio ospitava diverse villae rustiche, come quella scavata in contrada Roccavetere dotata anche di un impianto termale (foto 5). In età tardoantica la città regredisce verso l’altura: iniziano quindi a popolarsi le sponde della gravina dove si sviluppano i due villaggi rupestri del Casale e della Rivolta. Sul finire dell’XI sec. il castrum Genusii è infeudato dai normanni: si avvia quindi la costruzione del castello, del monasterio benedettino di Santa Parasceve e, in età federiciana, di una domus dei cavalieri teutonici (foto 6). Al tramonto del medioevo viene edificata, al di fuori della rupe, l’Ecclesia Mater: l’edificio darà l’impulso per la nascita del borgo rinascimentale caratterizzato da un dedalo di viuzze che s’inerpicano sino all’ottocentesca Piazza Orologio (foto 7).
La visita del borgo inizia dalla centrale Piazza IV Novembre dove è possibile visitare il Parco Archeologico di Via Allori [1]. Da qui si prosegue verso Piazza Plebiscito [2] sulla quale si affaccia la chiesa dei SS. Medici ed il monastero benedettino di Santa Parasceve, oggi sede del Palazzo della Cultura (ospita il Museo e la Biblioteca civici). Lasciata alle spalle la piazza si scende lungo via Garibaldi dove incontriamo la chiesa di San Giuseppe [3]. Realizzata verso la metà del Settecento, conserva all’interno le tele di Cristo che trasporta la croce, della Madonna dei sette dolori, nonché la settecentesca Madonna tra le anime purganti attribuita alla scuola di Angelo Solimena. Annesso alla chiesa, e ad essa pressoché coevo, è il Conservatorio della SS. Vergine Addolorata, un tempo frequentato dalle abbienti signore della borghesia locale ed ispirato alla regola del Terz’Ordine. Lasciata la chiesa si prosegue sino a Piazza Orologio [4], corollata da palazzi settecenteschi e dalla Torre dell’Orologio. Da qui ci si muove verso Largo Cortina [5] dove è il Palazzo della Pannazzaria: l’edificio fu sede, a partire dalla fine del Cinquecento, di una grancia dell’Ordine dei Cavalieri di Malta, presenti nel borgo per almeno un secolo. Sulla destra si raggiunge Vico Vapore, costeggiando il Palazzo Palatrasio su cui sono poste le uniche due meridiane presenti a Ginosa. Dinanzi si osserva ora il castello, realizzato dai conquistatori normanni sul finire del secolo XI [6]. Passando sotto il ponte dell’imponente edificio ci si immerge nella Contrada di Porta (rimembranza di una delle porte del castrum medievale) e, attraverso Via Matrice, si raggiunge la Chiesa Madre [7], realizzata verso la metà del XV secolo e già intitolata a San Martino di Tours. Ci si avvia quindi per Via San Giovanni che conduce nel villaggio rupestre di Rivolta [8], dove circa settanta grotte sono disposte su cinque livelli sovrapposti. Si scende nel gretto del torrente per ammirare l’imponenza della gravina, profonda incisione di origine carsico-tettonica creatasi in seguito all’azione erosiva delle acque correnti nei depositi di calcari e calcareniti plioceniche. Percorrendo il torrente si raggiunge l’altro villaggio rupestre, denominato Casale [9]. Qui risaltano immediatamente gli enormi massi di pietra crollati a seguito dei numerosi terremoti, tra cui quello tragico del 16 dicembre 1857 che inflisse all’abitato ferite non ancora rimarginate. Le abitazioni in grotta del villaggio sono dotate dei numeri civici e degli infissi per la corrente elettrica, a riprova che il villaggio era ancora abitato nella prima metà del Novecento. Saliamo ora lungo la gradinata che ci conduce su Via Burrone, porta d’ingresso per l’antica contrada del Salvatore; da qui si raggiunge Piazza Vecchia [10] dove si osserva la piccola chiesa di Sant’Antonio.
Nella periferia occidentale del paese, a ridosso della strada che conduce a Laterza, è la chiesa di San Leonardo [11], inserita nella Contrada dell’Antica, nucleo fondamentale del borgo medievale. Pochi chilometri a sud del centro abitato, lungo la statale 580 che conduce alla Marina di Ginosa, è la chiesa di Santa Maria Dattoli [12]. La piccola cappella rurale fu costruita sul finire del secolo XI da monaci benedettini: nel catino absidale si ammira il coevo affresco del Cristo Pantocrate, mentre attiguo alla chiesa è il piccolo antiquarium nel quale si conservano i reperti provenienti dagli scavi archeologici eseguiti nell’area.