Il primo documento ad oggi conosciuto riguardante la chiesa madre sono gli Acta Sanctae Visitationis in Terra Genusii, ovvero gli atti redatti in occasione della visita pastorale di Don Giovanni Michele Saraceno, Arcivescovo di Acerenza e Matera, avvenuta nei giorni compresi tra il 7 e il 9 maggio del 1544. Al tempo intitolata a San Martino di Tours (foto 1), la chiesa si presentava in quella data già nel suo aspetto attuale: con tre navate scandite da pilastri quadrati con paraste collegate trasversalmente da archi a tutto sesto e longitudinalmente da archi a sesto acuto (foto 2).
La navata centrale è voltata a botte ogivale lunettata con due finestre contrapposte per lato, mentre le navate laterali, ognuna con quattro campate, sono coperte con volte a botte che si interrompono prima del presbiterio. Dalla navata sinistra si accede a quattro cappelle laterali più una quinta posta sul fondo della navata stessa. Esternamente la chiesa presenta due ingressi, uno in asse ed uno laterale. Quest’ultimo presenta una architrave su cui è incisa la scritta quod es fui quod sum eris (fui qual sei sarai qual sono), ultima testimonianza di un’area cimiteriale un tempo presente lungo il fianco meridionale dell’edificio. Sulla stessa facciata si intravedono una serie di affreschi a motivo araldico, tra cui l’arma dell’Universitas ginosina. Sulla facciata principale, al di sotto del rosone di gusto romanico, è invece presente l’affresco rappresentante la celebre scena di San Martino che divide il mantello con il povero.
La torre campanaria si erge invece in fondo alla navata destra: di forma quadrata, a tre piani, con in cima una torre piramidale sormontata da una lanterna. La costruzione della chiesa, ascrivibile ad un momento non meglio precisabile del XV secolo, avviene su un sito già reso sacro dalla presenza di una piccola chiesa medievale, riconoscibile nella cappella absidata posta in fondo alla navata sinistra, alla quale era afferente un piccolo cimitero di cui sono testimonianza le sepolture di forma antropoide individuate al di sotto del piano pavimentale della struttura più ampia. Dal 6 ottobre 1765 la chiesa è intitolata alla Madonna del Rosario, Matrona della Città di Ginosa, la cui statua originaria, custodita nella prima cappella, è abbigliata con l’abito nuziale della Marchesa di Sainte-Crux, moglie del feudatario Don Carlo Gioacchino Spinola (foto 3).