Localizzazione geografico-amministrativa |
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Stato | Regione | Provincia | Comune | Località/indirizzo | |
Oggetto |
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Definizione e/o denominazione dello scavo | Precisazione tipologica del rinvenimento | ||||
Proprietà Sangiorgio - Tomba del Cavaliere | stratigrafia di età peuceta e romana necropoli | ||||
Localizzazione catastale |
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Comune | Foglio | Particella | |||
Ginosa | 144 allegato D | ||||
Georeferenziazione |
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Longitudine Est | Latitudine Nord | Quota SLM | |||
16.75777780 | 40.57833330 | 254 | |||
Dati di scavo |
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Ente responsabile | Responsabile scientifico e/o di scavo | Data | Sigla per citazione | ||
SAP | 1935-01-01 | ||||
Bibliografia specifica |
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A. Capurso, Ginosa Antica, Bari 1985 | |||||
Cronologia |
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Cronologia generica | Fascia e/o frazione cronologica di riferimento | ||||
età peuceta – età romana | VI - II sec. a.C. | ||||
Misure |
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Superficie | Larghezza | Lunghezza | |||
Dati analitici |
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Descrizione | |||||
«Nei primi giorni del gennaio 1935 fu scoperta una tomba con ricca suppellettile bronzea del VI-V secolo a.C. mentre Pietro Sangiorgio costruiva una cantina nell’androne della sua abitazione sita in via Vittorio Emanuele n. 132 a Ginosa. Data l’importanza del rinvenimento, si rese necessaria la presenza dello stesso direttore del Museo di Taranto, Ciro Drago, che inviò la relazione del sopralluogo al Soprintendente Renato Barroccini, in cui comunicava che durante lo scavo si rinvennero tre tombe. La prima, quasi affiorante, era di epoca romana e forse a incinerazione; le altre due tombe, a due metri di profondità dal piano di campagna erano a fossa terragna con le pareti interne intonacate e dipinte. Nella più piccola di esse si rinvenne un’armatura completa in bronzo costituita da un elmo di tipo italico con falda posteriore, fori superiori per l’innesto del cimiero e con decorazione graffita sulle due paragnatidi costituita da due cinghiali affrontati, un elmo di tipo greco, un cinturone, due gambali, vari frammenti della corazza, due frontali e due pettorali per il cavallo. Furono recuperati inoltre vari recipienti in bronzo: tre bacini a fondo convesso, un colatoio, un manico terminante a testa di cigno, un vasetto a forma di prochoe, nonché alcuni vasi in argilla, uno skyphos attico a figure nere, una kylix e uno skyphos attici a vernice nera, una lekythos a vernice nera, un pentolino grezzo monoansato ed una altro biansato.» |
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Bibliografia |
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Autore | Titolo | Luogo / anno di edizione | |||
Notizie storico critiche | |||||
Il rinvenimento di proprietà Sangiorgio costituisce la più famosa scoperta effettuata nel territorio di Ginosa. Su di essa sono state elaborate numerose leggende: la più suggestiva parla del rinvenimento, prima dell’arrivo della Soprintendenza, di una monaca d’oro. |
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Citazione completa | |||||
Il 27 maggio 1936 fu redatto un verbale con la stima di ciascun oggetto: il valore complessivo fu stabilito in Lire 2000, di cui la metà fu consegnata al proprietario del suolo. Il 5 giugno 1936 il materiale entrò a far parte delle collezioni del Museo di Taranto con atto d’immissione n. 630 e fu inventariato con i numeri 16627-16649. (Capurso, p. 19). |
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Documentazione grafica e/o fotografica |
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Genere | Tipo | Autore | Scala | Ente proprietario | Data |